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Biberonaggio energetico per la mobilità del futuro Stampa E-mail
Al seguente link potete scaricare il brevetto di Massimo Ippolito intitolato "Sistema di biberonaggio energetico a ricarica rapida di un mezzo di trasporto a trazione elettrica".
      
http://mildareveno.altervista.org/biberonaggio.html
               
Riportiamo l'introduzione e la premessa:
  
Descrizione
       
Descrizione dell’invenzione avente per titolo “Sistema di biberonaggio energetico a ricarica rapida di un mezzo di trasporto a trazione elettrica, realizzato ad ogni fermata prevista del veicolo per mezzo di una connessione effettuabile direttamente e automaticamente in prossimità della fermata stessa”,a nome di Sequoia Automation s.r.l., con sede in Chieri (TO), Via XXV Aprile n. 8, di nazionalità italiana,
  
inventore designato Ippolito Massimo,
    
depositata in data 17/08/2006 con il n.TO 2006 A 000610
       
1 Introduzione
         
Questo testo delinea una soluzione per la mobilità di persone e merci con un inedito concetto di alimentazione elettrica con sistemi di biberonaggio energetico ad alta velocità diffusi sul territorio. Un tale sistema riduce drasticamente la necessità di accumulo elettrochimico di energia elettrica a bordo del mezzo, demandando al territorio la funzione di fornire l’energia necessaria ai mezzi, eliminando così il problema della autonomia.
    
Si definisce biberonaggio la ricarica parziale delle batterie che equipaggiano un mezzo di locomozione elettrico autonomo. Tipicamente si indica con questo termine l’operazione di ricarica che si riesce ad effettuare durante le soste prolungate del mezzo in aree appositamente attrezzate (ad esempio, il capolinea delle linee urbane e extraurbane)
    
Questo tipo di soluzione ha la caratteristica di essere pronta per l’uso; può essere implementata da oggi e non richiede ulteriori ricerche, il che è molto importante a causa del fatto che stiamo entrando in una situazione di carenza di petrolio e di carenza di tempo per reagire e mitigarne gli effetti.

2 Premessa

Oggi conosciamo con chiarezza la limitazione delle risorse, sappiamo che la crescita è fragile e destabilizza il pianeta. La popolazione mondiale oggi sta vivendo dei contraccolpi violenti destinati ad acuirsi con una crisi ambientale senza precedenti che si sta declinando, dando inequivocabili spie di allarme.

La pressione antropica ha superato di almeno tre volte la capacità di carico del pianeta; siamo in una fase di transizione dove il sussidio entropico dei combustibili fossili che inizialmente ha permesso la crescita tumultuosa della popolazione fino ai livelli attuali di 6.5 miliardi sta progressivamente abbandonandoci.

I concetti di picco di produzione del petrolio, del gas e dell’uranio sono l’incontrovertibile argomentazione la cui trattazione esula dallo scopo del presente documento, ma sono facilmente acquisibili, forniscono gran parte delle risposte e concorrono a delineare gli scenari futuri.

La consapevolezza della situazione si sta faticosamente diffondendo e le risposte sono molto disparate. Oltre a una folta categoria di pensiero che rifiuta dogmaticamente il problema, perpetuando il concetto della crescita continua e opponendosi ostinatamente ad eventuali presidi mitigatori, si formano anche dei partiti della “decrescita” tra i cui leader più famosi, come Serge Latouche, delineano una rigida inversione di rotta rifiutando il concetto di sviluppo compreso quello cosiddetto “sostenibile”, teorizzando una rivoluzione copernicana nel modo di funzionamento della nostra società nel senso della frugalità.

L’autore di questo brevetto tende empaticamente verso i movimenti della decrescita e anche verso i movimenti che sostengono un rientro, si spera il più possibile addolcito, della popolazione mondiale nei limiti della capacità di carico del pianeta.

Ma un tale proposito è presumibilmente irraggiungibile senza l’introduzione di una governance globale che dovrebbe imporre delle scelte draconiane ed in tempi brevissimi.

Come spesso capita, le voci che esprimono delle posizioni articolate sono sommerse dal clamore delle opposte fazioni che si polarizzano dal negazionismo del problema al catastrofismo. La complessità della situazione richiede invece un approccio che rifugge dagli slogan e dalle semplificazioni; è assolutamente necessario attivarsi con un numero di azioni calibrate che vanno nella giusta direzione e purtroppo senza più avere a disposizione nessun margine di errore né qualitativo, né quantitativo, né temporale. Qualsiasi azione che pecchi di gigantismo, sproporzione e sottovalutazione di effetti ed esternalità è di fatto un crimine contro il futuro dell’umanità.

La responsabilità di coloro che hanno una visione chiara del problema e delle possibili soluzioni sta diventando sempre più pesante, imponendo uno sforzo senza precedenti per la divulgazione e per il ragionamento razionale e consequenziale, ma purtroppo è difficile trovare alleati nella categoria dei decisori istituzionali, poiché ci si scontra contro una gerarchia politica che ha come ruolo rifiutato le competenze tecniche e l’obbiettività del metodo scientifico. La difficoltà da parte delle istituzioni anche solo di percepire e selezionare gli argomenti nel clamore caotico delle differenti posizioni con contenuti rigorosi diventa una difficoltà insormontabile, specialmente in mancanza di competenze tecnico/filosofiche o metodologie abilitanti.

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