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OGM: il parere di un "non-esperto" Stampa E-mail

Da "Notizie Radicali" del 19 Marzo 2010

OGM: il parere di un “non-esperto”

di Mario Marchitti

La recente decisione della Comunità Europea, che autorizza la coltivazione di un prodotto GM, la patata Amflora, ha riacceso la discussione sulla questione degli OGM, che presenta molte analogie con quella di diversi decenni fa sul nucleare. All'epoca, l'opposizione dei radicali all'introduzione nel settore energetico delle centrali nucleari - ma non alla ricerca sul nucleare - era motivata da una mancanza di informazione circa le reali necessità energetiche del paese, da una mancanza di un piano energetico nazionale. Da altre parti si paventava il rischio industriale e ambientale di una tecnologia che ancora non aveva risolto alcuni problemi di fondo, come la sicurezza degli impianti e lo stoccaggio delle scorie radioattive. Anche oggi, molti contrari all'introduzione degli OGM sostengono che non vi è la certezza dell'assenza di rischi per l'ambiente e per la salute; dall'altra parte si fa osservare che il rischio zero non esiste per nessuna tecnologia, pertanto il principio di precauzione deve essere adottato con buon senso.

Dopo il referendum sul nucleare, negli anni successivi, emersero altre problematiche, all'epoca trascurate da entrambe le parti: l'alto costo della tecnologia (in Francia lo sviluppo dell'energia nucleare è stata finanziata dal governo) e i problemi di approvvigionamento del materiale fissile, le cui riserve sono in via di esaurimento. A parte l'effetto annuncio e la propaganda sul ritorno al nucleare, da parte del governo Italiano e di recente anche da quello Statunitense, in pratica la tecnologia è stata abbandonata a livello industriale.

Riguardo agli OGM, vengono qui di seguito avanzate alcune obiezioni alle argomentazioni dei sostenitori di questi nuovi prodotti. Spesso, ad esempio, si è sentito dire che tutto quello che noi coltiviamo e mangiamo è frutto di una manipolazione e di una trasformazione dell'uomo sulle colture, iniziata già dal neolitico; e, secondo costoro, con gli OGM si continua e si estende questa pratica millenaria. Questa è una tesi scorretta, perché la tecnica per produrre gli OGM è radicalmente differente dalla pratica con cui si incrociano diverse varietà di piante o animali per selezionare un'altra varietà con caratteristiche migliori sotto certi aspetti (come ad esempio succede incrociando l'asina e il cavallo per ottenere il più resistente mulo) pratica che si è molto raffinata, fino alle recenti tecniche di stimolazione attraverso radiazioni per favorire mutazioni genetiche. Invece, la tecnica del DNA ricombinante, per ottenere un prodotto GM, non ha niente a che vedere con tutto quello che è stato fatto in precedenza per selezionare le varietà. Prima, nell'incrocio fra varietà, il risultato era deciso da un meccanismo interno alla struttura del nucleo cellulare: dall'incrocio poteva risaltare una caratteristica particolare, favorevole, si poteva avere successo o meno. Questo meccanismo interno si è affinato nel corso dell'evoluzione di milioni e milioni di anni, pertanto, riguardo agli effetti collaterali, è intrinsecamente sicuro. Invece negli OGM, una particolare sequenza di basi del DNA viene forzata nel nucleo attraverso vettori quali virus o batteri, per sintetizzare determinate proteine e caratteristiche. La differenza che passa fra le tecniche tradizionali e quelle messe in campo per gli OGM è simile a quella che passa fra una reazione chimica e una nucleare. Pertanto è molto scorretto sostenere che tutto ciò che coltiviamo e mangiamo non è naturale, che è frutto di manipolazioni, e che, manipolazione per manipolazione, non avrebbe senso impedirne una ulteriore.

La comunità scientifica è divisa riguardo all'introduzione degli OGM, come del resto lo era sul nucleare. Di parere diverso è invece uno dei paladini degli OGM in Italia, Roberto Defez, che spesso sostiene che la comunità scientifica - composta secondo un suo personale criterio - è compatta e favorevole all'introduzione degli OGM. Forse Defez non conosce la decisa contrarietà dello scienziato che è considerato uno dei padri della biologia molecolare, Erwin Chargaff, che aveva scoperto le regole di appaiamento delle basi del DNA, una delle scoperte fondamentali per capire la struttura del DNA. Ebbene, quando cominciò a concretizzarsi la possibilità di intervenire direttamente sul nucleo cellulare delle specie viventi, il grande scienziato scrisse una lettera allarmata a “Science”, dal titolo inequivocabile: "Il Pericolo di un pasticcio genetico" http://www.ecologiasociale.org/pg/bio_mangen_Chargaff.html ("Il tentativo recentemente intrapreso di far gustare al pubblico il bricolage genetico, pone un curioso problema..."). Egli sosteneva che l'alterazione diretta del nucleo delle cellule delle specie viventi è molto pericolosa, perché la conoscenza dei meccanismi biologici è ancora molto lacunosa. (Del resto, si può constatare che la ricerca sulle malattie degenerative, che interessa proprio i meccanismi interni all'attività cellulare, non ha ancora fornito risultati di qualche rilievo per la cura delle persone che ne sono affette.) Sono anche da segnalare alcuni episodi che suscitano allarme circa il trattamento riservato agli scienziati critici riguardo all'uso degli OGM per l'uomo o gli animali. Ad esempio, ha suscitato scalpore l'allontanamento di Arpad Pusztai dall'incarico scientifico che aveva presso il Rowett Institute di Aberdeen, per avere divulgato, in una conferenza stampa, i suoi risultati sullo studio degli effetti di una patata GM sui topi. Di recente ci sono state ricerche indipendenti sugli effetti dei prodotti GM su modelli di animali, ma che sono state interrotte per mancanza di fondi. Pure sono da registrare la contrarietà di Giuseppe Altieri e Marcello Buiatti. Ma Roberto Defez sembra ignorare la posizione di questi esperti, e riporta invece l'opinione di altri scienziati che non possono dirsi esperti del settore (come ad esempio il matematico-giornalista Piergiorgio Odifreddi), e quindi sull'argomento la loro opinione non vale molto più di quella di altri non esperti.

Contrasti nel giudizio sugli OGM sono molto evidenti nel settore agricolo: in genere, sono contrari alla loro introduzione gli agricoltori che privilegiano un'agricoltura rispettosa del territorio, attenta all'ambiente, al paesaggio, alla tracciabilità, alla qualità, al gusto; sono invece favorevoli coloro che praticano un'agricoltura intensiva, industriale, di monocoltura, piatta, omologata, da fastfood, da ipermercato. Ad esempio, il fondatore e l'anima di Slowfood, Carlin Petrini, è decisamente contrario all'introduzione degli OGM; anche Luigi Veronelli, che è stato, in Italia, il personaggio più rappresentativo della cultura enogastronomica, e non solo, scrisse parole di fuoco contro certe pratiche nascoste per forzare la diffusione di questi prodotti nella nostra agricoltura.

Spesso, per sostenere la coltivazione dei prodotti GM, vengono avanzate alcune motivazioni che sono tanto stupide quanto irritanti (ricalcano le motivazioni dei favorevoli al nucleare): cioè si sostiene che in ogni caso i prodotti GM sono già indirettamente nei nostri prodotti, attraverso il mais e la soja che gli allevamenti utilizzano come mangime per il bestiame, quindi tanto vale coltivarli anche da noi. Oppure, che vengono già direttamente consumati alcuni alimenti contenenti OGM, e non si sono riscontrati problemi. Va detto che un'eventuale tossicità dei prodotti avrebbe un effetto molto diverso, a seconda se consumati direttamente o indirettamente (come del resto, per riprendere l'analogia con il nucleare, in caso di fuga radioattiva, c'è una bella differenza fra il trovarsi a diretto contatto con una centrale oppure distanti centinaia di chilometri). Ma c'è un aspetto ancora più preoccupante: molti dei problemi e danni che gli OGM potrebbero arrecare non sono immediati, ma diluiti nel tempo, come succede in generale per l'inquinamento. Ciononostante il pericolo è maggiore, perchè una volta effettuate determinate scelte, risulta difficile se non impossibile tornare indietro. Ad esempio, uno dei fattori che sta mettendo a rischio la vita sulla terra è il tasso di CO2 nell'atmosfera, che nella vita di tutti giorni non viene avvertito, non produce effetti di rilievo sulla singola persona, ma sta già provocando cambiamenti climatici di estrema importanza per la fisica e la vita della terra. Anche le conseguenze dell'uso dei fertilizzanti chimici, dei pesticidi e dei diserbanti non sono immediatamente evidenti al consumatore, però stanno determinando un deterioramento preoccupante della qualità dei terreni agricoli. La possibilità di coabitazione, in campo aperto, in Italia, delle coltivazioni tradizionali con quelle GM, è stata esaminata e criticata da Giuseppe Altieri. In sintesi, l'obiezione riguarda l'introduzione, nei prodotti tradizionali, bio e non, di soglie di tolleranza per la contaminazione dei prodotti GM, che, secondo questo esperto, equivale all'apertura surrettizia verso l'uso e l'abuso degli OGM.

La ricerca e le sperimentazioni su alcuni prodotti, con la tecnica del DNA ricombinante, ha portato alla creazione di "varietà" GM più produttive, più resistenti a determinati agenti infestanti. Si fa comunque osservare che è allarmante proprio la ricerca e la sperimentazione indirizzata su singole caratteristiche, perché poco si conoscono gli effetti collaterali dell'azione diretta o indiretta che alcune modifiche possono produrre sui meccanismi cellulari nel loro complesso, perché, ripetiamo, le conoscenze dei meccanismi biologici interni a un organismo vivente è ancora molto lacunosa. Alcuni addirittura sostengono che modificare/inserire particolari basi nel DNA è un po' come sparare alla cieca. Si potrebbe comunque osservare che anche la medicina tradizionale interviene sull'organismo umano con una conoscenza molto parziale delle sue funzionalità, cionostante molti interventi chirurgici e la somministrazione di medicinali sono sicuramente utili, benché oggi sopravvalutati. (Cioè non è necessario conoscere tutta l'anatomia e la fisiologia dell'apparato digerente per intervenire sui denti o sulle emorroidi, non è necessario conoscere la fisiologia interna della visione o dell'udito per produrre occhiali e ausili per la sordità). D'altro canto, l'azione medico-chirurgica va considerata e applicata come ultima ratio, quando cioè tutti gli altri presidi non sono più in grado di offrire soluzioni efficaci. In effetti oggi c'è la tendenza a ridurre l'intervento terapeutico diretto, mentre si pone attenzione alle condizioni ambientali e comportamentali per prevenire i problemi di salute. Anche se vi sono rigurgiti di cretinismo medico, come l'allarme sull'influenza suina dell'anno scorso, per permettere alle case farmaceutiche di vendere milioni di dosi di vaccino – per tacere di altri scandali ben più gravi.

Quello che poi sconcerta è l'insistenza, a volte con sicumera, con cui le caratteristiche degli OGM vengono poste all'attenzione, e si trascurano altri fattori ben più importanti. Ad esempio è stucchevole la litania sulla supposta, ma molto sospetta, maggiore redditività dei prodotti GM; mentre si tace sulla distruzione di territorio agricolo per fare posto a una cementificazione del territorio, inutile, brutta e dannosa. Tutti noi abbiamo potuto verificare l'invasione dei capannoni industriali e commerciali, dell'edilizia residenziale per seconde, terze case: una crescita urbanistica senza precedenti, per lo più inutile, giacché la popolazione non è molto aumentata in questi anni e la produzione industriale è scesa. Quindi si trascura questa speculazione finanziaria e immobiliarista, che sottrae territorio, e quindi sicuramente riduce la produzione agricola; poi invece ci si lamenta delle resistenze all'introduzione e alla diffusione degli OGM che ipoteticamente potrebbero invece aumentare le rese. Inoltre, alcuni fanno cadere le braccia e tutto il resto, quando affermano che la popolazione mondiale è in continua crescita, e che quindi c'è necessità di avere una maggiore produzione specifica, che potrebbe essere soddisfatta solo con gli OGM. Occorre fare osservare che oggi una larga percentuale della popolazione è anche malnutrita, vive in condizioni ambientali e igieniche degradanti; ma una fra le più importanti cause di questa penosa situazione è la sovrappopolazione. Ma si accetta la situazione demografica come dato ineluttabile, addirittura, in Italia, ci si lamenta del calo demografico degli italiani. L'allarme sui rischi della sovrappopolazione è stato lanciato dai maggiori antropologi e sociologi, fra i quali ricordiamo Claude Lévi-Strauss, Ivan Illich, Konrad Lorenz; anche Marco Pannella, da tempo, con Radicali Italiani, ha sollevato questo problema.

Pure stucchevole è stata l'insistenza sulla (ipotetica) maggiore qualità, sotto l'aspetto del carico di tossine, delle colture GM, come il famoso mais bt, che presenterebbe maggiore resistenza all'attacco della piralide, e che produrrebbe meno aflatossine (ora però l'attenzione dei pro-OGM più accorti si è spostata sulle fumonisine). Comunque, non si considera il fatto, ben più importante, che le aflatossine sono prodotte per lo più dalle condizioni ambientali, dallo stoccaggio e dal trasporto del mais. Oggi la maggior parte degli allevamenti fa largo uso di alimenti insilati, gli animali sono costretti a vivere in spazi ristretti, dove il movimento è molto limitato; pure la loro morfologia è stata molto alterata da una continua selezione (effettuata con metodi tradizionali) che ha spinto verso un abnorme sviluppo di alcune caratteristiche (dell'apparato mammario nel caso delle mucche) a scapito di altre. Si fa notare che negli Stati Uniti, i livelli generali tollerati per le aflatossine negli alimenti, per l'uomo e per gli animali, sono molto superiori rispetto agli standard europei, ciononostante il mais GM lì è coltivato su larga scala. Piuttosto i rischi per la sicurezza alimentare provengono anche dalla tendenza della produzione agricola verso la monocoltura, favorita da un certo tipo di rete distributiva che privilegia i grandi centri commerciali, la polarizzazione dei punti vendita. Di conseguenza i prodotti agricoli vengono trasportati su maggiori distanze, si allunga lo stoccaggio dei prodotti, quindi si fa sempre più uso di raffinazioni, sterilizzazioni, pastorizzazioni, essiccazioni; pratiche che impoveriscono le caratteristiche nutrizionali, che sottraggono qualità e gusto agli alimenti; mentre il suggerimento dei nutrizionisti (e del buon senso) è di consumare prodotti freschi, di stagione, non trattati.

Forse, se si ha veramente a cuore la qualità dei prodotti e dell'ambiente, sarebbe il caso di riflettere sui motivi che hanno portato alla situazione attuale dell'agricoltura, sulla tendenza al sovrasfruttamento dei terreni e degli animali, in una competizione su scala planetaria, dove gli attori non sono gli agricoltori (che invece sono le vittime) ma un sistema di monopoli e oligopoli che determinano prezzi e condizioni. Facciamo attenzione al mito produttivistico, all'ideologia del duro scambio economico; facciamo anche attenzione e non lasciamoci suggestionare dalle sirene di una pubblicistica scientifica trionfalistica e messianica, ma sempre meno rigorosa e neutrale.

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