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L'ITALIA HA BISOGNO DI UN PIANO ENERGETICO NAZIONALE

da Il Riformista del 19/10/2006 pag. 3

di Marco Cappato e Luca Pardi* 

La Commissione europea presenta venerdì un piano per ottenere un risparmo energetico di 100 miliardi l'anno attraverso l'imposizione globale di standard stringenti sull'efficienza energetica di prodotti e processi. E' urgente che l'Italia faccia tesoro del dibattito europeo e apra finalmente un confronto sulle politiche energetiche, demografiche e ambientali, partendo dalla constatazione da una parte della grave situazione del ”picco del petrolio" (il raggiungimento del massimo di produzione annua fisicamente possibile) e dall'altra dell'enorme potenzialità di miglioramento sia sul fronte del risparmio energetico che su quello delle energie rinnovabili.

Le alternative al petrolio sono infatti di tre tipi: le “minerali", le “rinnovabili" e l'eliminazione degli sprechi. L'alternativa minerale - gas, carbone o uranio - tende a perpetuare i modelli attuali. Per il gas, le emissioni inquinanti - nanoparticelle e gas serra - permarrebbero, pur se a livelli inferiori del petrolio. Il gas è una risorsa finita, dipendente da infrastrutture imponenti e vulnerabile rispetto a fattori geostrategici. Più che come alternativa, è interessante come soluzione transitoria. Le risorse di carbone sono invece ancora abbondanti e i Paesi produttori sono meglio distribuiti geograficamente, ma l'emissione di gas serra da carbone supera di più del 50% quella dei prodotti petroliferi. Il nucleare è comunemente ritenuto a “emissioni zero" ma, se prendiamo in considerazione l'intero ciclo di vita delle centrali, si arriva ad almeno il 30% delle emissioni delle centrali termoelettriche. Accantonando i rischi relativi alla sicurezza e alle scorie, rimane il problema della limitatezza delle risorse: anche l'uranio non è una risorsa rinnovabile. Le fonti rinnovabili, sole e vento, sono come è noto, immediatamente disponibili e teoricamente illimitate.A oggi, la mancanza di volontà politica e le resistenze delle potenti multinazionali che controllano il mercato energetico hanno rappresentato un ostacolo al loro sviluppo.

Serve una decisione politica di riforma strutturale, un vero e proprio “piano energetico nazionale" (proposto dal Partito radicale già negli anni '80) per concentrare gli investimenti oggi distribuiti a pioggia in tre direzioni: produzione di energia rinnovabile, trasformazione del sistema dei trasporti, risparmio sugli utilizzi civili.

Per la produzione di energia, sono da segnalare numerosi studi e progetti italiani relativi alle possibilità di produzione di energia da venti di alta quota; anche la tecnologia dei pannelli solari è pronta per passare alla fase di industrializzazione tenendo presente che gli investimenti sulle fonti rinnovabili non sono minacciati dall'esaurimento delle materie prime. Quanto ai trasporti, è necessano investire sia sulla riduzione delle necessità di movimento (con le autostrade informatiche e un'economia di vicinanza) sia sulla rete dei trasporti locali, indirizzando verso i trasporti elettrici. Sul lato dei consumi, una normativa edilizia già adottata in alcune parti del Paese, se estesa e incentivata, potrebbe consentire drammatiche riduzioni** di consumi per il riscaldamento. Geotermia e pompe di calore non sono metodi da inventare e molte norme europee sul risparmio energetico attendono soltanto di essere rispettate. Inoltre, l'utilizzo di nuove tecnologie non inquinanti per la gestione dei rifiuti e la riorganizzazione della produzione degli stessi (riutilizzazione di bottiglie e contenitori, sgravi per le riparazioni piuttosto che incentivi alla rottamazione, materiali biodegradabili, etc.) consentirebbero sostanziali risparmi.

Esistono già esempi da seguire per una graduale uscita dall'era dei combustibili fossili. La Svezia ha deciso di diventare oil free entro quindici anni e ha creato un ministero apposito. Per studiare le soluzioni, va intanto creato un forum che coinvolga innanzitutto “persone collettive" (es. centri studi e centri di ricerca) che esprimano in modo documentato i propri suggerimenti e interagiscano per la stesura del “piano energetico nazionale". Perchè funzioni davvero, il piano dovrebbe mettere in condizione il sistema della ricerca pubblica e privata, quello dell'innovazione tecnologica e industriale nonchè quello civile di adeguarsi a un nuovo scenario all'interno di un quadro normativo certo, in sinergia tra investimenti, sgravi fiscali e incentivi per attivare un circolo virtuoso tra pubblico e privato. Se ci sarà la volontà politica, non sarà difficile raccogliere il consenso. L’opinione pubblica è certamente più attrezzata della classe dirigente ad accogliere un cambio di strategia se di strategia si può parlare nell'attuale declino industriale ed energetico per porre la questione ambientale al centro dell'agenda politica,come sta cercando di fare coraggiosamente Al Gore. 

NOTE

* Marco Cappato è eurodeputato radicale, Luca Pardi è segretario dell'associazione radicale "Rientro Dolce".

** Nel senso di "forti riduzioni". L'inglese dramatic ha anche il significato di "sensazionale", "drastico", "notevole", e talvolta anche l'italiano "drammatico" viene utilizzato con questa accezione a causa dell'influenza dell'inglese.

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