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Bersi il cervello e morire di sete

Editorale del 18/03/2006 su Radio Radicale

E’ iniziato giovedì a Città del Messico il Quarto Forum Mondiale dell’Acqua cui partecipa il solito esercito di esperti chiacchieroni e inconcludenti al servizio di politici altrettanto chiacchieroni e inconcludenti e che si risolverà nell’approvazione d’un bellissimo piano per dimezzare entro dieci anni la moltitudine degli assetati ricalcato in fotocopia sul bellissimo piano per dimezzare in dieci anni la moltitudine degli affamati che fu approvato 8 anni dalla FAO e del quale la FAO stessa ha riconosciuto l’anno scorso il totale fallimento. La gravità del problema dell’acqua era stata segnalata già 3 anni fa da un rapporto congiunto delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale che conteneva una tremenda profezia: “Il problema idrico è già oggi molto serio, ma diventerà esplosivo tra dieci anni e incontrollabile tra venti. Il XX secolo è stato il secolo delle guerre per il petrolio. Il XXI sarà il secolo delle guerre per la conquista delle risorse idriche”.

Già oggi, su una popolazione mondiale di 6 miliardi di persone, un miliardo e mezzo non dispongono di acqua potabile, col risultato che 30.000 esseri umani al giorno (cioè circa 50 milioni l’anno, in buona parte bambini) muoiono letteralmente di sete o di malattie prodotte dalle acque inquinate. E tra meno di vent’anni gli assetati saranno passati da un miliardo e mezzo a quattro miliardi. Quali scenari si aprano in una situazione del genere viene spiegato con molta precisione da un apposito rapporto della CIA., che indica ben dieci regioni del globo ove sono da ritenere “molto probabili” guerre di vasta portata per la conquista delle risorse idriche. Del resto, il rapporto della CIA è forse ottimista perché le guerre per l’acqua sono ovviamente più probabili là dove un fiume attraversa più di una nazione e dove, quindi, la nazione a monte può inquinare o ridurre (con dighe e altri sbarramenti) l’acqua che defluisce nel paese a valle. E poiché questi fiumi “multinazionali” sono oggi ben 261, è evidente che l’indicazione di sole 10 regioni destinate a breve a guerreggiare per l’acqua potrebbe risultare molto errata per difetto.

Fin qui il rapporto delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale. Già il fatto che di esso i media non abbiano quasi parlato segnala una forte rimozione. Ma la rimozione di gran lunga più forte e rovinosa riguarda le cause profonde della tragedia che, come e più di sempre, sono cause demografiche. E lo sono sia direttamente che indirettamente, non solo perché il fortissimo aumento della popolazione (quadruplicata, nel Terzo Mondo, durante il secolo scorso) ha creato un enorme aumento del fabbisogno, ma anche perché la pressione demografica ha prodotto una forte deforestazio-ne che, a sua volta, ha inaridito intere regioni.

Ma perché dicevo all’inizio che il dramma dell’acqua è la prova migliore della priorità della questione della sovrappopolazione e dell’inconsistenza dei mille alibi adottati dalla demagogia religiosa e politica per negare tale priorità ? Perché, anzitutto, le solite geremiadi sulle colpe dell’Occidente capitalista in questo caso sono semplicemente comiche. Così, anche se nel Forum testè apertosi come in tanti altri convegni internazionali, tutti spareranno a zero contro l’Occidente industrializzato col-pevole d’ogni sventura umana, in tema di acqua e di sete restano due fatti rocciosi e incontrovertibili: il primo è che l’agricoltura consuma quasi tre quarti delle risorse idriche mondiali, mentre l’industria ne consuma solo un quinto e gli usi domestici (quelli tanto imputati a noi occidentali) ne consumano meno di un decimo; il secondo è che, a differenza del petrolio o del gas o dei minerali rari, l’acqua non è una risorsa trasferibile e che quindi, anche se questi sprechi cessassero domani, gli assetati del Sahel o della Dankalia non ne trarrebbero alcun vantaggio.

Insomma, a differenza di altri problemi contemporanei, la tragedia dell’acqua e della sete è indiscutibilmente prodotta in larga misura dall’esplosione demografica, che nel giro di vent’anni ha più che dimezzato (da 17 mila a 7 mila metri cubi) la quantità d’acqua pro-capite del genere umano. Così, la scarsità d’acqua e le guerre che ne deriveranno sono la prova inconfutabile delle responsabilità gravissime dei capi religiosi e politici che, nell’ultimo mezzo secolo, hanno negato la minaccia demografica consentendo o promovendo, con i loro folli veti alla contraccezione, la moltiplicazione delle popolazioni umane. Si tratta di responsabilità che lo stesso rapporto della CIA qui ricordato ha cura di rimuovere, così come zelantemente rimuove la causa demografica della tragedia incombente, associandosi alla congiura di silenzio in atto da decenni.

Infine, proprio la prevedibile, prevista e innegabile dipendenza della tragedia dell’acqua dall’esplosione demografica, eliminando gli alibi economici o sociali da sempre accampati per altri problemi odierni, svela la natura folle, cioè psicopatologica, dell’opposizione alla regolazione delle nascite, unica via d’uscita da questa come da tante altre tragedie del nostro tempo e dimostra l’assurdità di continuare a pensare e a fare la politica con i vecchi strumenti ideologici, confessionali, economici o istituzionali, ignorando gli strumenti della psicologia. Morale: se la gente continuerà a bersi il cervello e tutte le idiozie dei Capi e dei Papi infallibili, finirà per morire di sete.

Luigi De Marchi

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