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6 miliardi e mezzo: l’esplosione continua…

Luigi De Marchi su Radio Radicale 10.03.06

Nella notte di domenica scorsa, all’1 e 16, secondo i calcoli dei demografi delle Nazioni Unite, è nato il bambino che ha portato la popolazione mondiale a 6 miliardi e mezzo di persone. Naturalmente si tratta di calcoli non del tutto esatti (dato che le condizioni di miseria e caos di molti paesi impediscono di tenere precisi registri anagrafici) ma comunque largamente attendibili. Ciò significa che in poco più di cinque anni la popolazione mondiale è cresciuta di mezzo miliardo di persone, cioè di 100 milioni l’anno: e per dare un’idea della spaventosa dimensione di questa crescita basterà ricordare che, per crescere di 100 milioni, la popolazione mondiale impiegò non uno ma mille anni, dai tempi dell’Imperatore Traiano a quelli di Dante. Inoltre tra 6 anni, nel 2012, l’umanità farà un altro balzo di mezzo miliardo, superando i 7 miliardi di persone, a meno che non scoppi prima qualche epidemia, carestia o guerra nucleare: e, come si vede, grazie alla stoltezza delle autorità religiose e politiche che si sono opposte alla regolazione delle nascite, siamo ancora costretti a vedere l’unico possibile freno alla bomba demografica nelle tre sventure indicate oltre duecento anni fa dal tanto vituperato Thomas Malthus.

Come al solito, queste cifre sono passate largamente sotto silenzio nei media sia di destra che di sinistra, quegli stessi media che, mentre 15 milioni di bambini muoiono ogni anno di fame o sete, ci affliggono a pranzo e a cena con la notizia che, forse, un gatto è morto d’influenza aviaria. Ma non si tratta solo di cinismo mediatico: la vera tragedia sta nel fatto che la negazione o la sordina imposte dalle autorità politico-religiose sulla questione demografica ha finito per produrre un’autentica rimozione del problema anche tra i VIP della cultura e del giornalismo. Così ultimamente si è arrivati, solo perché il tasso di fecondità del Terzo Mondo ha segnato una certa flessione, al paradosso di sostenere che l’esplosione demografica sarebbe ormai finita ed a ribadire quindi con accresciuta arroganza l’inutilità di qualsiasi politica denatalista o, nell’Occidente avanzato, l’urgenza di misure pro-nataliste. In realtà, le cifre testè citate dimostrano ampiamente che l’esplosione demografica sta continuando con immutata furia devastatrice, nonostante le modeste riduzioni dei tassi d’incremento. E anche quelle modeste riduzioni sono avvenute, sia chiaro, non per merito delle autorità politico-religiose, ma nonostante la loro indifferenza e solo grazie alla spontanea modernizzazione mentale e culturale dei rispettivi popoli. E, non a caso, il record della crescita appartiene al mondo islamico, ove la donna è più oppressa e più deprivata dei suoi diritti umani.

Come ho detto in altre occasioni, questa folle convergenza delle forze politiche e religiose più diverse e antagoniste (dalle fasciste alle comuniste, dalle stataliste alle liberiste, dalle vaticane alle islamiche) sulla negazione della questione demografica non può di certo spiegarsi con i criteri ideologici od economici normalmente usati dalle nostre cosiddette scienze politiche, ma solo in termini psicologici, cioè sulla base dei tabù sessuali operanti in tutte quelle forze. Qui, però, vorrei soprattutto sottolineare le mostruose contraddizioni ed apatie morali che accomunano i responsabili di questa madre di tutte le tragedie contemporanee: appunto l’esplosione demografica. Come sapete, per mezzo secolo questi signori hanno proposto e imposto le loro ricette di benessere universale come rimedio alla povertà disperata delle popolazioni in crescita esplosiva. Ma quelle ricette sono miseramente fallite dovunque (salvo nei rari casi in cui sono state applicate insieme alle politiche denataliste). Allora i nostri zelanti negatori della questione demografica hanno obiettato che la regolazione delle nascite era una contromisura troppo lenta per far fronte alle tragedie drammatiche del Terzo Mondo - fame, sete, sottosviluppo, disoccupazione di massa, migrazioni disperate – fingendo di non accorgersi che le loro splendide ricette di salvezza stavano fa-cendo cilecca da oltre mezzo secolo.

Ma proprio l’annuncio della nascita del bambino numero 6 miliardi e 500 milioni ci offre l’opportunità di smascherare e denunciare l’inganno e il cinismo che da sempre accompagnano (e di fatto sorreggono) i nobili principi degli oppositori della regolazione delle nascite: fascisti o comunisti, liberisti o comunisti, integralisti cattolici o islamici che siano. Questi signori promettono pace, bene e benessere a chi adotta i loro splendidi programmi di salvezza politico-religiosa o sociale: ma la loro promessa si è rivelata una balla colossale per oltre mezzo secolo e, nel frattempo, mezzo miliardo di bambini sono morti di fame. E gli eccellentissimi e reverendissimi pallonari continuano ad assordarci con le loro dispute ideologiche, tranquillamente seduti su cataste di cadaverini.

Già perché sono proprio questi bambini, tanto indesiderati dalle loro madri disperate quanto condannati a morire di fame dalla miseria in cui nascono, a denunciare l’inconsistenza morale e intellettuale degli argomenti di quanti - papi e ayatollà, dittatori arroganti e democratici pavidi, demografi ed economisti spocchiosi e servili di destra e di sinistra – si oppongono da mezzo secolo alla regolazione delle nascite. Sul piano intellettuale, cioè politico-economico, la pretesa di scartare questa regolazione per la lentezza dei suoi effetti sulla dinamica sociale appare in tutta la sua inconsistenza e arroganza dinanzi al dramma della fame infantile. Solo la regolazione delle nascite, cioè la prevenzione contraccettiva dei figli indesiderati, consentirebbe infatti di prevenire già da subito, già quest’anno, la sofferenza mostruosa dei 15 milioni di bambini destinati altrimenti a morire di fame anche nel 2006. Sul piano morale, l’amore sviscerato per l’infanzia proclamato da tanti leaders religiosi appare insomma un’autentica farsa quando si scopre che quest’amore viene sempre sacrificato, nelle teste e nei cuori dei papi e degli ayatollà, a un amore ben più sviscerato: quello per gli spermatozoi, che devono essere salvati dalla minaccia dei contraccettivi sgraditi ai teologi. E alla luce della spaventosa responsabilità di questo genocidio perfettamente evitabile ma sistematicamente perpetuato, anche le attività umanitarie di molte organizzazioni religiose e laiche rischiano di apparire solo un tragicomico e futile rituale decolpevolizzante.

Luigi De Marchi

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