Home arrow Interventi degli iscritti arrow Pruitt-Igoe. Un caso storico di rottamazione edilizia
Pruitt-Igoe. Un caso storico di rottamazione edilizia Stampa E-mail

Da "Notizie Radicali" del 17 Luglio 2009

Pruitt-Igoe. Un caso storico di rottamazione edilizia. Ora nelle sale da concerto

di Mario Marchitti

Una memorabile sequenza del film “Koyaanisqatsi” (
http://www.youtube.com/watch?v=t29fgA5M7VA) mette in scena la demolizione del quartiere Pruitt-Igoe di Saint Louis (33 edifici su 23 ettari) avvenuta nel 1972-74. Curiosamente però il quartiere era stato costruito pochi anni prima, nel 1954-55, seguendo un moderno pensiero di ingegneria sociale e di disegno urbano-architettonico. Era stato costruito per dare una risposta alle necessità abitative della popolazione povera della città.

Infatti, nel dopoguerra, quella popolazione si stava ammassando nel centro della città, creando ghetti, allontanando la popolazione facoltosa e creando problemi nella gestione della città. Pertanto la municipalità diede l’avvio a un ampio programma per la realizzazione di abitazioni per le persone a basso reddito (la vicenda è riassunta in http://en.wikipedia.org/wiki/Pruitt-Igoe) . La realizzazione del progetto venne affidato all’architetto Minoru Yamasaki, che successivamente progetterà le Twin Towers a New York. Fu così costruito in breve tempo il quartiere denominato Pruitt-Igoe, in omaggio a due personaggi della città. Sfortunatamente però l’operazione cominciò subito a rivelare debolezze di vario tipo, fino a trasformarsi in un clamoroso fallimento: le abitazioni venivano occupate in minima parte, e col trascorrere degli anni il quartiere si spopolò, venne abbandonato, diventando un’area desolata e pericolosa; tanto che la municipalità fu costretta ad abbattere l’intero quartiere a pochi anni dalla costruzione.

I motivi del fallimento di Pruitt-Igoe sono molteplici: ci fu un’acritica adesione a modelli troppo astratti di progettazione urbana che in parte aderivano alle teorie dell’architetto le Corbusier; anche nella realizzazione dei particolari, furono adottati disegni e materiali di scarsa qualità; la conflittualità con le imprese e coi sindacali fece inoltre lievitare i costi di costruzione, che costrinse a rivedere il progetto e a impoverirlo ulteriormente; vi fu anche un cambiamento delle politiche urbanistiche che scoraggiò l’occupazione del quartiere.

La sequenza del film dedicata a Pruitt-Igoe non è didascalica, o documentaristica; del resto il film è una sorta di metadocumentario costituito solo di immagini e musica posti allo stesso livello; piuttosto induce a riflessioni, suscita sentimenti, sensazioni; in questo caso si potrebbe ravvisare una sorta di violenza che l’uomo infligge a se stesso, anche quando è animato dalle migliori intenzioni. Le scene iniziali della sequenza mostrano lo skyline di New York, come proiettato in un immaginario futuro dove la città sembra abbandonata e deserta. La cinecamera attraversa poi alcuni quartieri degradati, soffermandosi sugli scheletri dei palazzi fatiscenti, vuoti, spettrali; indugia nella desolazione delle macerie, degli infissi divelti, dei vetri infranti. In queste scene la musica degli archi di Philip Glass si inserisce cupa e sommessa, si insinua come un basso continuo. E come in molte altre sue opere, la musica poi si gonfia, si arricchisce di colori e timbri. In questo caso risaltano le note puntate delle trombe e dei vocalizzi. In un rapido cambio di scena Pruitt-Igoe appare in una visione aerea, dove si succedono i vari edifici, monotoni nel loro disegno modulare, che non può essere associato al funzionalismo o al rigore formale, ma che invece connota assenza di pensiero, di fantasia, di gioia di progettare. La cinecamera poi scende al suolo, e l'immagine degli edifici abbandonati è ancora più penoso, il quartiere appare come un cimitero di morti che non hanno avuto vita e storia. Ed ecco le esplosioni e i crolli, come una violenza per combattere un’altra violenza, come un fuoco per combattere un altro fuoco, per cancellare qualcosa che non avrebbe mai dovuto esistere.

La vicenda di Pruitt-Igoe fa riflettere, perché è il classico esempio di come le buone intenzioni possano arrecare più danni che benefici, di come possano essere malefiche e infernali. Quella vicenda pone interrogativi e dilemmi sull’urbanistica oggi e sui casi di fallimento del mercato, della speculazione edilizia da una parte, e della pianificazione dall’altra. Lo si constata anche in Italia dove da una parte abbiamo gli ecomostri e le periferie squallide, frutto del cinico interesse e degli appetiti affaristici di quelli che una volta venivano chiamati palazzinari, oggi riciclati fra i dirigenti bancari che vendono mutui sub-prime; d’altro canto però abbiamo anche il fallimento dell’estrema pianificazione da parte di una burocrazia cieca; infatti anche in Italia ci sono stati esempi notevoli in questo senso, come il quartiere Zen a Palermo, le Vallette a Torino, Corviale a Roma. (E a Torino in questi mesi si sta demolendo lo Stadio Delle Alpi, costruito circa 20 anni fa. In questo caso l’infortunio urbanistico è tutto da addebitare all’insipienza e alla presunzione degli amministratori che gestirono quel progetto. La città di Torino può vantare comunque numerosi e gravi esempi di ignoranza urbanistica, ambientale e amministrativa, a dispetto dell’immagine che ci viene propinata da un’informazione asservita.)

Ecco: l’urbanistica potrebbe essere una chiave di lettura, di interpretazione e di comprensione della modernità, dell’attualità. Economia capitalista ed economia pianificata hanno cementificato come non mai la superficie della nostra terra, con tassi di crescita che negli ultimi anni in Italia sono stati impressionanti, ben superiori alla crescita demografica, e alla striminzita crescita economica. Sconvolge anche, in questa crosta di cemento e asfalto che avanza e invade il territorio, l’assenza di pregio, di qualità, di arte. Tutt’al più si assiste allo show delle archistar che propongono opere spesso assurde, senza rapporti con chi poi deve abitare o vivere accanto a quelle opere.

Un aiuto a interpretare ciò che avviene nel territorio ce lo offre proprio questo memorabile film da dove provengono le scene di Pruitt-Igoe. Il titolo del film, Koyaanisqatsi, dal linguaggio Hopi, si traduce all'incirca come "vita sbilanciata", una visione della società urbana che si muove in modo frenetico, distaccata dall'ambiente naturale e sopraffatta dalla tecnologia. E’ stato preso il famoso detto, "un'immagine vale mille parole" ed è stato ribaltato completamente. Si cerca di offrire allo spettatore mille immagini per dargli la potenza di una parola. Del resto oggi, a molti anni di distanza dall’uscita del film, nel 1983, uno dei termini più ricorrenti come alternativa a questo stato industriale ed economico, anche se un po’ vago e confuso, è la “sostenibilità”; in un certo senso la sostenibilità è opposta alla vita sbilanciata denunciata dal film. Un film profetico e anticipatore di molti movimenti che, con brutti termini, vengono definiti ambientalisti, ecologisti. Il film è continuamente riproposto nei cinema e nelle sale da concerto. E il 23 di Luglio sarà la filarmonica di Los Angeles a suonare mentre verrà proiettato il film: http://www.hollywoodbowl.com/tickets/calendar.cfm?m=7&yr=2009

Copyright 2000 - 2004 Miro International Pty Ltd. All rights reserved.
Mambo is Free Software released under the GNU/GPL License.

sovrappopolazione, demografia, fame nel mondo, carestie, epidemie, inquinamento, riscaldamento globale, erosione del suolo, immigrazione, globalizzazione, esaurimento delle risorse, popolazione, crisi idrica, guerra, guerre, consumo, consumismo