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"La sesta estinzione" di Edmund Wilson Stampa E-mail

ECCO COME L'UOMO STA PROVOCANDO LA SESTA ESTINZIONE

La Terra è di fronte a una montante scomparsa di specie che minaccia di fare concorrenza alle cinque grandi estinzioni di massa del passato geologico.

di Edmund Wilson*

 

I biologi non hanno più molti dubbi sul fatto che la Terra sia di fronte a una montante scomparsa di specie che minaccia di fare concorrenza alle cinque grandi estinzioni di massa del passato geologico.
Nel 1993 il biologo di Harvard Edward O. Wilson aveva calcolato che la Terra avrebbe perso qualcosa come trentamila specie all'anno.
Alcuni biologi hanno cominciato a pensare che questa «crisi della biodiversità» - la «Sesta Estinzione» - sia anche più grave, e più imminente, di quanto Wilson avesse previsto. I più importanti avvicendamenti biotici a livello globale sono stati tutti provocati da eventi fisici estranei alle normali interferenze climatiche e altrimenti fisiche a cui le specie - e interi ecosistemi - sono sottoposte e a cui sopravvivono.
Il più famoso di questi eventi è forse il più recente: quello di fine Cretaceo, che 65 milioni di anni fa spazzò via quanto restava dei dinosauri. Nell'ultima decina d'anni si è giunti alla conclusione unanime che questo evento sia stato determinato da una collisione (forse multipla) fra la Terra e un oggetto extraterrestre del genere di una cometa.

A prima vista, si potrebbe avere l'impressione che le estinzioni di origine fisica del passato abbiano poco o niente da dirci circa l'attuale Sesta Estinzione, un evento palesemente indotto dall'uomo.
E' praticamente certo, infatti, che la trasformazione del paesaggio, lo sfruttamento eccessivo delle specie, l'inquinamento e l'introduzione di specie aliene - in quanto riflesso dell'azione umana - siano le cause dirette della tensione dell'ecosistema e della distruzione delle specie nel mondo moderno.
E visto che l'Homo sapiens è chiaramente una specie animale, la Sesta Estinzione sembrerebbe la prima documentata di livello globale la cui origine dipenda da un fattore biologico e non fisico.

Possiamo dividere la Sesta Estinzione in due fasi distinte.
La prima ha inizio subito dopo l'evoluzione dell'Homo sapiens in Africa, quando gli uomini cominciano a migrare dal continente africano per distribuirsi nel resto del mondo.
Molte specie autoctone si estinsero ovunque subito dopo l'arrivo dei primi uomini moderni. La seconda fase della Sesta Estinzione ha inizio circa 10mila anni fa con l'invenzione dell'agricoltura.
Sviluppare l'agricoltura significa dichiarare guerra agli ecosistemi: convertire il terreno per produrre uno o due raccolti classificando come «erbacce» indesiderate tutte le altre specie vegetali autoctone e considerando flagelli tutte le specie animali tranne poche addomesticate.

L'agricoltura ha avuto l'effetto di abolire il limite massimo naturale dell'ecosistema locale per quanto riguarda le dimensioni delle popolazioni. Le stime non sono univoche, ma valutano fra l'uno e i 10 milioni il numero di persone presenti sulla Terra diecimila anni fa.
Oggi siamo a più di 6 miliardi e il numero è in crescita esponenziale, per cui si prevede di arrivare a 8 miliardi nel 2020.
Esiste presumibilmente un limite massimo della «capacità di carico» di esseri umani sulla Terra - delle quantità che l'agricoltura può sostenere - e questo numero viene normalmente valutato attorno ai 13-15 miliardi.
Questa esplosione demografica, soprattutto negli anni successivi alla Rivoluzione Industriale, unita all'iniqua distribuzione delle ricchezze del pianeta e al loro consumo, è alla base della Sesta Estinzione.
Come in un circolo vizioso, a una maggior quantità di terreni bonificati e a più efficienti tecniche di produzione (in tempi recenti, nate in gran parte dall'ingegneria genetica) per dar da mangiare a un numero sempre crescente di esseri umani, corrisponde un'ulteriore espansione demografica.
Gli ecosistemo mondiali sono precipitati nel caos, e alcuni biologi della conservazione ritengono che nessun sistema - nemmeno gli oceani - sia rimasto incontaminato dalla presenza umana.
Le misure conservative, lo sviluppo sostenibile - e in ultima analisi la stabilizzazione del numero e dei consumi della popolazione - sembrano offrire qualche speranza che la Sesta Estinzione non si evolva al punto che il 90 per cento delle specie mondiali scompaiano, come pare sia accaduto 245 milioni di anni fa con l'estinzione permo-triassica.
E' vero che la vita, che ha capacità di recupero incredibili, si è sempre ripresa (ma dopo lunghi intervalli di tempo) dopo spasmi di estinzione importanti.
Ma l'ha fatto soltanto dopo la scomparsa di ciò che aveva provocato l'estinzione.
Che nel caso della Sesta Estinzione siamo noi, l'Homo sapiens. Il che significa la nostra estinzione. Oppure, preferibilmente, la scelta di modificare i nostri comportamenti nei confronti dell'ecosistema globale

*Paleontologo dell’American Museum of Natural History di New York.
(Traduzione di Monica Levy)

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