Home arrow Interventi degli iscritti arrow Economia e finanza: la termodinamica ha sempre l’ultima parola
Economia e finanza: la termodinamica ha sempre l’ultima parola Stampa E-mail

Da "Notizie Radicali" del 26/03/2008

ECONOMIA E FINANZA: LA TERMODINAMICA HA SEMPRE L'ULTIMA PAROLA

di Luca Pardi

In queste ultime settimane di dibattito pubblico sulle questioni economiche e finanziarie, ogni volta che qualcuno di noi presenta una qualche certezza sulla natura della moneta, il presidente di Rientrodolce, Mario Marchitti, ci ricorda che parlare della moneta è sempre una sfida da prendere con cautela visto che un intellettuale del calibro di Ezra Pound ci perse il senno.

Pur non temendo di fare la fine del poeta americano, riconosco che il tema della moneta fa veramente paura per la sua complessità. Per inciso, e senza evocare atmosfere complottistiche su club finanziari più o meno riservati e illuminati, è legittimo pensare che tale complessità diventi spesso semplice complicazione per la mancanza di volontà da parte del potere di rendere trasparenti i processi finanziari e lasciarli appannaggio di un ristretta minoranza di tecnocrati competenti. Per complesso che sia un problema, infatti, se ne può sempre dare una spiegazione “volgarizzata”, cioè semplice, come regolarmente si fa con i problemi e i fenomeni della fisica e delle scienze naturali.

Sulla questione finanziaria mondiale tuttavia, ciò che più mi interessa è il legame con la questione dell'energia, cioè con la questione demografica e dei limiti della crescita. E questo comporta un grado minore di complicazione. Il sistema bancario ha prestato più denaro di quanto avesse in deposito. Lo ha fatto basandosi sull'assunto che la crescita futura avrebbe coperto i debiti contratti oggi. Ha fatto questo senza considerare che condizione necessaria di questa crescita è l’esistenza di un flusso continuo e crescente di energia a buon mercato. Fine dell'energia a buon mercato, fine della finanza come la conosciamo adesso. Ecco in parole povere quello che sta accadendo. Ecco le basi del nuovo 29’.

La necessità imprescindibile di perseguire la crescita economica, il mantra di quasi ogni membro delle classi dirigenti politiche ed economiche, non si spiegherebbe altrimenti. Sarebbe infatti altrettanto logico e razionale proporre la stazionarietà di una società con popolazione stabile per mantenere un livello di benessere considerato soddisfacente, piuttosto che cadere in una spirale di crescita infinita che, a prescindere dalla finitezza delle risorse, finisce per introdurre quelli che Ivan Illich definiva elementi di controproduttività. E' ovvio che un punto di vista stazionario potrebbe essere abbastanza popolare per esempio in Svezia, ma inaccettabile nel Burkina Faso. Si intende inoltre che nei paesi sviluppati esso sarebbe accettabile solo al di fuori di una realtà sociale  dominata dall'instupidimento culturale guidato dalla propaganda consumista dell'industria televisiva dell'informazione- intrattenimento , che è totalmente asservita al fine di creare bisogni sempre più inutili proprio per sostenere i consumi purché siano.

Si capisce che la crescita è il bene assoluto in un sistema che non prevede rallentamento e stasi i quali sono invece processi assolutamente naturali per qualsiasi organismo vivente e in qualsiasi comunità  ecologica. La fiducia nella crescita continua è sostenuta nelle classi dirigenti contemporanee dalla superstizione secondo cui le forze del mercato sono in grado di soddisfare i bisogni a prescindere da qualsiasi considerazione ecologica e, più in generale, naturalistica. Questa nuova fede, basata come le altre fedi religiose tradizionali sull’analfabetismo scientifico, ha dominato il mondo in modo crescente negli ultimi due secoli, ed è responsabile di due guerre mondiali e diversi conflitti locali sempre riconducibili alle conseguenze della competizione economica fra nazioni. Essa permea ogni aspetto della vita sociale e privata e solo grazie ad alcuni scricchiolii del sistema economico globalizzato inizia ad essere messa in discussione da alcuni e incontra il crescente scetticismo dei cittadini più consapevoli.

Il mondo del credito, nel quale prevale l’opacità , guidato da forme modernizzate di usura, dal principio del profitto a breve e dalla creazione del denaro dal nulla, ha un ruolo centrale in questa costruzione pseudo- religiosa che guida il mondo. Allo scopo di rendere cogenti i principi della crescita si sono create, o trasformate, istituzioni nazionali e internazionali al fine di eliminare il controllo democratico sull’economia e porre il potere nelle mani di entità  prive di qualsiasi tipo di controllo da parte dei popoli.

Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale del Commercio, e tutte le Banche Centrali, inclusa la Banca Centrale Europea, sono organismi che hanno determinato le politiche economiche al di fuori di una legalità  precisa e definita in uno statuto approvato dai cittadini che ne subiscono le conseguenze. Queste entità super-statali liberate anche dalla responsabilità  dell’uso della violenza spesso necessaria ai vecchi Stati Nazione per imporre politiche impopolari, si muovono nell’incerto ambito di statistiche e previsioni economiche che risultano quasi sempre sbagliate, ma sulle quali si sono costruiti strumenti di oppressione economica, come quelli del trattato di Maastricht, veri cappi al collo delle comunità nazionali e locali a tutto favore di elites internazionali, apolidi, difficilmente indentificabili e irresponsabili. Un perfezionamento ed una generalizzazione del sistema di socializzazione delle perdite e di privatizzazione degli utili gia variamente sperimentato a livello nazionale in varie parti del mondo. 

Non vorrei apparire quello che rimpiange i “bei tempi andati” quando lo Stato Nazione, magari impersonato da qualche feroce dittatore, esercitava personalmente, con il solo aiuto delle forze militari, l’arbitrio sui cittadini inermi, ma certo una democratizzazione degli organismi che governano l’economia mondiale non può significare una loro totale scomparsa dal controllo dei governati in un empireo di tecnocrati lontani, sconosciuti e irresponsabili, il cui destino personale è indipendente dalla natura delle azioni che svolgono e dalla qualità degli esiti che ottengono.

Deve essere notato il fatto che la politica, l’insieme dei politici di professione e dei partiti da essi costituiti, è legata ormai a doppio filo con questo sistema e non trova quindi alcun vantaggio a riconoscere il mostro che la governa, ne a mettere in discussione, con poche eccezioni, il sistema ideologico che ne deriva. La prima reazione della politica è quella di negare il problema indotto da due secoli di crescita economica vertiginosa dell’economia materiale dei paesi industriali e della popolazione mondiale. Cioè negare il problema ecologico creato dalla specie umana. Appare chiaro quanto sia blasfemo parlare di un rientro nell’alveo della normalità del metabolismo socio economico, perché da tale metabolismo trae linfa il sistema finanziario dominante che non prevede stasi e decrescita, ma concepisce solo l’acquisizione di dosi crescenti di ricchezza senza qualità di cui è letteralmente drogato. Un sistema per il quale il concetto stesso di limite ecologico, di capacità di carico, appare come una bestemmia.

Purtroppo la bestemmia è nelle cose. Con il Picco del Petrolio la natura presenta le conseguenze delle uniche leggi che non è concesso violare, le sue. Qualsiasi scelta energetica si faccia, qualsiasi metodo intelligente di sfruttare le fonti primarie, possiamo dire che l’era dell’energia a basso costo è finita. Aver vissuto due secoli del lascito di ere geologiche di energia solare immagazzinata nei combustibili fossili, ha condotto questo grande primate, che di autodefinisce Homo Sapiens Sapiens, ultimo nato di qualche milione di evoluzione del genere Homo, a costituirsi in una posizione divina, al di sopra delle leggi naturali. Ma alla fine dei conti la natura termodinamica del mondo reale riporta tutte le grandi ambizioni alla dimensione che spetta loro. Governare il passaggio dall’era fossile a quella successiva non significa solo cambiare fonti primarie di energia ed imparare a vivere sulle risorse rinnovabili in modo sostenibile. Significa abbandonare anche questa religione della crescita, questo mito delle forze impersonali che guidano deterministicamente la Storia, tornare a guardare il mondo con un occhio meno concentrato sul particolare della nostra specie e più sulla complessità dell’ecosistema terrestre in tutte le sue componenti.

Copyright 2000 - 2004 Miro International Pty Ltd. All rights reserved.
Mambo is Free Software released under the GNU/GPL License.

sovrappopolazione, demografia, fame nel mondo, carestie, epidemie, inquinamento, riscaldamento globale, erosione del suolo, immigrazione, globalizzazione, esaurimento delle risorse, popolazione, crisi idrica, guerra, guerre, consumo, consumismo