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Articolo di Leo Solari sull'ambiente Stampa E-mail

Il numero del 6 Luglio 2009 di "Notizie Radicali" ha ricordato Leo Solari ripubblicando un suo articolo che trattava di ambiente.

Un tema di importanza prioritaria per l’azione della Comunità Europea

di Leo Solari

L’esigenza di un’azione internazionale per la difesa dell’ambiente appare imposta dalla natura stessa dei problemi che debbono essere affrontati, problemi che, per i fenomeni ai quali si riferiscono e per le loro implicazioni sul piano economico, debordano per lo più dal quadro nazionale.

Non occorre qui ricordare che gli effetti di squilibri generati dalle interferenze delle attività umane nella biosfera tendono a diffondersi attraverso una catena di reazioni su vastissime aree, e anche a livello planetario, come è testimoniato, ad esempio, dalla documentazione sulla estrema mobilità delle sostanze inquinanti e sulle conseguenze che opere di macroingegneria hanno nelle condizioni ambientali di intere regioni del globo terrestre. Alle ragioni di ordine tecnico per cui determinati fenomeni di degenerazione delle condizioni ambientali possono essere neutralizzati o contrastati efficacemente solo in base ad un’azione internazionale si aggiungono considerazioni, che possono ritenersi ovvie, di natura economica e politica.

Quanto meno è necessario che al riguardo possa avviarsi al più presto un’organica collaborazione delle maggiori nazioni industriali. Un particolare rilievo per presentare l’azione della Comunità Europea, che deve porsi in grado di elaborare ed attuare una politica di tutela dell’ambiente, accordando a tale tema un’importanza prioritaria. La Comunità Europea dovrebbe trovare infatti uno degli aspetti più qualificanti delle prossime fasi del processo di integrazione in un programma di azione che comprendesse una disciplina comunitaria in campo ecologico. Un coordinamento della ricerca degli agenti inquinanti e del modo per neutralizzarli, iniziative per la difesa di patrimoni comuni, accordi con Paesi terzi, ecc.

Occorrerà fra l’altro, definire indirizzi e meccanismi che consentano di compensare gli oneri addizionali che determinati settori debbano sostenere per l’adozione di tecnologie non inquinanti e di evitare d’altra parte che la disparità delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative adottate dai singoli Stati per la tutela dell’ambiente provochi distorsioni nelle condizioni della concorrenza ed influisca negativamente sugli scambi.

Ciò porrà di fronte a problemi di ordine giuridico che potranno essere risolti solo con decisioni politiche. Le norme attuali dei Trattati non consentono alla Comunità i poteri necessari per realizzare un’incisiva politica in campo ecologico. Si richiede che le autorità comunitarie abbiano la possibilità di emanare per quanto concerne tale materia disposizioni direttamente applicabili in ciascuno Stato membro che, una volta adottate, si sostituiscano alle eventuali normative nazionali già esistenti. Ciò equivale a dire che si rendono indispensabili opportune modificazioni dei trattati istitutivi della Comunità.

In tal modo l’azione della Comunità anche se inevitabilmente destinata a risultare di per sé inadeguata rispetto ai problemi da affrontare, potrà essere una delle più importanti leve per realizzare la condizione pregiudiziale per interventi in profondità, cioè l’attivazione di un processo di coordinamento a livello mondiale degli sforzi per la difesa dell’ambiente.

Bisogna pur convincersi peraltro che di fronte alle dimensioni dei problemi che emergono dalla tematica ambientale i livelli attuali di cooperazione internazionale risultano inadeguati e che, perché possano essere sviluppate azioni idonee, si richiede l’adozione di un nuovo ordine, nelle relazioni tra i paesi, che in qualche modo consenta l’esplicar di forme di direzione mondiale della società umana.

Anche in considerazione del complesso sistema di correlazioni e condizionamenti reciproci dei fenomeni ecologici, la lotta per la salvaguardia delle possibilità di progresso della civiltà umana deve considerarsi indivisibile. Ciascuna delle grandi direttrici lungo le quali essa deve svilupparsi – continenza produttiva in base a modelli di espansione deliberatamente rallentata, disarmo demografico, nuovi indirizzi della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico, attività di riabilitazione delle condizioni della biosfera – richiede inderogabilmente, quali condizioni di successo, una sintonizzazione dei comportamenti di tutti i paesi con gli obiettivi di riequilibrio e piani di cooperazione che debbono impegnare le nazioni economicamente più progredite ad accollarsi i maggiori oneri e ad assumere ruoli di punta.

Ci si dovrebbe infatti proporre di gettare progressivamente le basi di una pianificazione mondiale che permettesse di preordinare, razionalizzare e contingentare, nel quadro di una visione sistematica di necessità e problemi a lungo termine, sfruttamento delle risorse naturali in modo da limitare il più possibile le conseguenze negative che l’espansione delle attività umane può avere sullo stato delle risorse fisiche e sui sistemi ecologici.

Un’istanza di questo tipo, posta a raffronto con le persistenti lacerazioni della vita internazionale, può apparire utopistica. In effetti presuppone in conseguimento di traguardi che siamo stati finora abituati a considerare raggiungibili solo ben al di là della presente era. E’ necessario tuttavia rendersi conto che è certamente ancor più utopistico pensare che la società umana possa evitare nel prossimo futuro tensioni fatali e porre le basi di una vera civiltà conservando un sistema in cui circa 200 miliardi di dollari l’anno (pari al 10 per cento del reddito mondiale) sono dedicati, dal complesso degli Stati oggi esistenti, agli armamenti ed alle altre spese militari, la marea demografica cresce al ritmo di quasi un centinaio di milioni di unità all’anno e la devastazione dell’ambiente procede in un rapporto multiplo rispetto all’espansione numerica della popolazione mondiale.

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